C’è gente che non si rassegna a perdere e quando prende una mazzata deve trovare qualcuno a cui addossare la colpa del suo fallimento. Oggi le vittime sacrificali sono i pensionati colpevoli di non aver voglia di cambiare, di pensare ai propri nipoti e ai figli preferendo rimanere così come sono. Forse i pensionati hanno sulle spalle abbastanza primavere per avere imparato che da coloro che urlano, che si sentono Dio, quelli che puntano il dito e sono pronti a scagliare la prima pietra c’è poco di buono da aspettarsi. Alla lunga il frinire del grillo scioglie il velo che nasconde il lupo, astioso, ambizioso e cattivo. I pensionati, caro Grillo, hanno più speranze e desiderio di cambiamento di quanto Lei possa anche solo immaginare. Di dittature, politiche e di pensiero, però, ne hanno già viste troppe e ne hanno abbastanza. I pensionati vogliono vedere gente che lavora. Con umiltà, con dedizione. Gente pronta a cogliere al balzo il senso vero della protesta e dell’insoddisfazione trasformandola in qualche cosa di costruttivo. Lei oggi ha perso e se non avrà l’umiltà di riflettere sarà pronto a cadere nuovamente. Lei cita la piesia “If” di Kipling. Forse dovrebbe rimanere più tra le mura domestiche e recitare “e sparve, e i dì nell’ozio chiuse in sì breve sponda”. Si! Perchè Lei, come tutti i politici che denigra dice una cosa e fa esattamente il contrario. Aveva detto che se perdeva se ne sarebbe andato e invece è ancora qui a rompere i coglioni.
Un pensionato